La guerra in Ucraina è un danno per l’export italiano.
Da un po’ di giorni le notizie saltellano da giornali, tv e radio e purtroppo è così, le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina si fanno già sentire.
Oltre l’aumento del prezzo del mais, grano tenero, gasolio e benzina, ci sono pesanti effetti sul settore del vino.
L’Italia è il primo fornitore di vino della Russia, davanti a Francia e Spagna con un giro d’affari che lo scorso anno, con la pandemia, è stato di 375 milioni di dollari e che aveva registrato un progresso sull’anno precedente.
Le prime avvisaglie sono già visibili con lunghe code di camion alla frontiera tra la Lettonia e Russia e importanti quantitativi di merci non ritirate in dogana, come denunciato dall’Unione italiana vini.
Si stanno aggiungendo problemi anche di carattere finanziario per effetto delle sanzioni alle banche russe, infatti si prevede la sospensione dei pagamenti da Mosca.
Come giustamente dice il presidente Paolo Castelletti – Unione italiana vini:
“Ci troviamo costretti a dover rinunciare ad una piazza strategica per l’Italia, che è il primo Paese fornitore di vino in Russia, proprio in una fase di forte risalita degli ordini. In attesa, di fare luce sulle ipotesi di fermo delle esportazioni, consigliamo alle imprese italiane di vino di effettuare consegne verso la Russia solo dopo aver conseguito adeguate garanzie sui pagamenti”.

Tra le denominazioni più richieste da Mosca vi sono il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti spumante, oltre ai vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti.
Anche l’Ucraina, dove l’Italia è leader di mercato, nei primi 9 mesi del 2021, aveva registrato un import di vino italiano a +20% per i vini fermi e frizzanti in bottiglia e +78% per gli spumanti.
È infatti risaputo che i consumatori russi e dell’est Europa, preferiscano vini frizzanti e spumanti dolci con prezzi competitivi. Un piacere che finisce inevitabilmente per colpire i produttori specializzati in queste tipologie, l’Italia per primo.
Andando a guardare gli impatti sulle altre denominazioni o tipologie di vini francesi e spagnoli, non si riscontrano similitudini a quelle italiane.
Nel caso del Prosecco, prima denominazione italiana esportata nel mondo, il peso di Russia e Ucraina per le relative esportazioni è inferiore al 5%, anche se va detto che negli ultimi tre anni (in piena pandemia) le vendite della nostra più famosa “bollicina” in questi due mercati erano raddoppiate.
Speriamo che la guerra finisca al più presto.
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